mercoledì 31 dicembre 2014

Ciao 2014, ringraziamenti e riflessioni sull'anno appena passato.

C'è chi pensa che capodanno sia un giorno come un'altro e c'è chi pensa che invece sia un momento molto importante poichè inizia un nuovo periodo della propria vita.

Personalmente credo che l'ultimo giorno dell'anno che se ne va sia un momento per fare mente locale e per fare un piccolo bilancio di ciò che si è fatto nei 12 mesi appena passati.

Di natura non mi accontento mai e sono sempre alla ricerca di dare il meglio di me stesso ogni giorno che passa, quindi non è facile per me dire questo è andato bene o questo è andato male, di sicuro ogni cosa si può fare sempre meglio.

Il 2014 appena passato mi ha visto veramente molto impegnato su diversi fronti, ho fatto fatica spesso a incastrare tutte le attività che vorrei svolgere al meglio. Il mio impegno ormai quotidiano con Blue Springs si sta intensificando sempre più, e per questo volevo ringraziare l'azienda e tutti i suoi collaboratori per l'incredibile lavoro svolto ogni santo giorno. Se penso a solo qualche anno, fa quando il freshwater e il bass in particolare erano un pensiero marginale per questa azienda e adesso facciamo riunioni dedicate solo a quello sono veramente grandi soddisfazioni.
Inoltre è fantastico vedere come ad ogni evento che organizziamo il vostro entusiasmo è sempre al top e i nostri seminar sono sempre seguitissimi. Grazie.



Un altro progetto che sta andando a tutta birra è senza dubbio la collaborazione con Stay Creative del mitico Valerio Morini e SKY Pesca canale 236. Finita la nuova serie di "Troppo Imbranato Per Pescare",

che per motivi assolutamente professionali credo non avrà un seguito, avrà un seguito invece la collaborazione con me e Valerio, anche se non ci vedrà insieme in acqua, ma vi garantisco che insieme ci saremo lo stesso...quindi orecchie aperte perchè a breve arriveranno news sul Canale Pesca 236 di Sky.
Ne approfitto per ringraziare nuovamente Valerio per la fiducia costante nei miei confronti, lo dico sempre, Valerio ha cambiato in me il modo di vedere la pesca e non solo. Sono in debito.

Inoltre sempre per quanto riguarda la stagione 2015 di Sky è in arrivo la nuova serie di The Profishionals lab...dove da quest'anno farò parto del team e per questo devo ringraziare Matteo De Falco per l'occasione e la fiducia che mi è stata data, far parte di una trasmissione così importante mi rende molto orgoglioso.


Cosa ho dimenticato di fare nel 2014? Beh ho trascurato un poco Quintabass ASD, l'associazione che svolge lezioni di pesca e guida di pesca, purtroppo ho dovuto rimandare diverse lezioni, ma alla fine credo di essere riuscito a far contento tutti con qualche consiglio online e qualche uscita in compagnia durante uno dei miei video.

Inoltre una nota la faccio anche per le competizioni, essendo un agonista dentro soffro a partecipare a poche gare, ma purtroppo le spese sempre più importanti e il poco tempo da dedicare mi hanno permesso di partecipare a solo poche gare. Nella prima gara che ho fatto a inizio anno ho catturato il big bass della competizione, nella seconda ho raggiunto un ottimo piazzamento in USA. Confrontarmi con i maestri americani è sempre motivo di grande orgoglio per me,
Spero il prossimo anno di riuscire a farne qualcuna in più.

Per il resto ho sempre cercato di fare del mio meglio e mi scuso se magari non sono riuscito a rispondere a tutte le vostre domande, richieste di consigli in modo tempestivo. Mi fa molto piacere condividere la pesca con voi.

Cosa mi aspetto per il 2015? Beh mi aspetto di fare sempre meglio tutto ciò che sto già facendo, vorrei continuare a ampliare la mia cerchia di strumenti per la divulgazione della pesca, come il mio blog che mi sta appassionando sempre di più, la mia pagina Facebook Page che è diventata ormai la mia voce pubblica insieme al profilo Twitter e al mio Canale YouTube dove pubblico le mie avventure in pesca.
Siete in tantissimi ogni giorno a seguirmi e a condividere con me le vostre opinioni, che vi posso dire, continuate così.

Ringraziamenti particolari vanno agli sponsors che mi permettono di ampliare il mio parco lavorativo, oltre a Blue Springs e ai prodotti come Sunline, Livingston Lures, Palms ecc. grazie a Pro BoatsRaymarine, Rod GlovesHagstornadobait , alla rivista lapescamoscaespinning che mi permette di dare voce al bass fishing anche sulla carta stampata. 

Inoltre un grande ringraziamento va a tutti i negozi che si rendono sempre disponibili e positivi nei confronti del lavoro che svolgo e i laghi di pesca che mi ospitano per pescate fantastiche Luca Lago e Atlantide Fishing su tutti. Grazie per il servizio che date.

Infine ma non per ultimo devo ringraziare la mia famiglia e mia moglie in particolare per l'infinita pazienza e la fiducia che ogni giorno mi permette di alzarmi e di pensare a dare sempre il meglio di me stesso.

Auguri di un fantastico 2015 a tutti voi, ricco di salute, sorrisi e perchè no di un poco di ricchezza in più e visto come siam messi in Italia in questo momento ce n'è bisogno.

Luca

lunedì 29 dicembre 2014

lunedì 22 dicembre 2014

Bass in Japan...by Marco Gatti

Adoro viaggiare e adoro ascoltare racconti di pesca da parte di amici che decidono di affrontare acque diverse da quelle italiane.

L'amico Marco Gatti, team Blue Springs, reduce da un viaggio in Giappone, mi ha inviato questo report della sua avventura nella acque del sollevante.

Leggiamo cosa ci ha raccontato.

12 Agosto 2014. La coda del tifone Halong ha appena finito di lambire le coste del Giappone occidentale dopo il suo attraversamento delle montagne tra il Mar Cinese Orientale ed il Mar del Giappone, provocando paura e distruzione nelle isole degli arcipelaghi meridionali e nelle provincie delle isole di Kyushu e Shikoku.

Alle 5.30 del mattino piove nel parcheggio dell’hotel di Kyoto, mentre attendo con un indicibile ansia, dopo una notte praticamente insonne, l’arrivo di Yukinari Uchiyama, pro giapponese che, dopo un serrato scambio di messaggi nel mese precedente alla mia partenza, mi porterà a pescare nel tempio del Bass fishing mondiale, il leggendario Biwa-ko.



Nel parcheggio entra un grosso fuoristrada ed  il conducente si sbraccia in un caloroso saluto. E’ Uchi ! Il mio inglese tentennante non mi ha tradito nella programmazione del viaggio! Si caricano i bagagli e si parte verso una giornata che, comunque vada,  lascerà un ricordo indelebile nella mia mente.
Dopo una cinquantina di chilometri, e sotto una pioggia decisa, finalmente attraversiamo il lungo ponte di Biwako-Ohashi che attraversa il lago nella parte più stretta e ci dirigiamo verso Ayame, dove troveremo la marina che ospita, oltre alla barca di Yukinari, un centinaio (!) di bass boats che in Italia definiremmo “da paura”. 
Una volta attaccata al gancio del fuoristrada e montata l’attrezzatura, in poche centinaia di metri giungiamo ad alare all’Ayame Port. 


“Uchi mi hai portato l’impermeabile?” “Ehmm si! Ma non son sicuro ti vada bene…”, mi risponde porgendomi un impermeabile taglia M giapponese… Tra imprecazioni varie e già vedendomi a letto per i tre giorni seguenti con la febbre perlomeno riesco ad infilarmelo.
Finalmente si parte, col cuore in gola per l’emozione e con un secondo impermeabile tenuto stretto sulla pancia. Sono sul Biwa, sfrecciando su una bass boat come tutti i pro giapponesi che ho sempre ammirato nei dvd copiati e scambiati tra noi contagiati dalla malattia del bass fishing.
Il 175 cavalli urla, portando la Ranger verde in direzione di Oki Island. Una decisa virata verso destra, con la pioggia che tenta di bucarmi la pelle del viso, ci porta verso il primo spot della mattinata. Le colline dalla fitta vegetazione immersa nella nebbia del mattino di Omachiman entrano in acqua digradando in una pietraia che forma una sorta di flat profonda circa due metri lunga una ventina di metri dalla riva. Uchi mi porge una canna da crank, montata con un medium runner colore giallo e nero. La forte perturbazione in questa parte del lago ha lasciato l’acqua decisamente ricca di sospensione. Un lancio di prova per testare l’attrezzatura ed evitare di presentarmi al dio del lago con una parrucca enorme e al secondo lancio un bassettino di 30 cm bussa alla mia porta. Lo prendo in mano ed ad un tratto mi rendo conto di aver appena catturato il mio primo bass giapponese! Sarà mezzo chilo… ma in quel momento sono eccitato come se avessi preso un bass da tre chili. Un bacetto di ringraziamento sul nipponico centrarchide, l’ovvio rilascio e.. via! 

Dopo un’altra serie di lanci anche il secondo bass decide di farmi visita. Ancora qualche lancio e si cambia spot.


   


Intanto finalmente cessa di piovere, seppur resista ancora un teso venticello fresco.
Uchi mi chiede se mi piace pescare topwater. Dopo il mio ovvio ed entusiastico “Sì” ripartiamo verso la sponda opposta dove ci attende con un meraviglioso tappeto di erbe. La rana entra in ogni anfratto… ma esce sempre indenne. Ci spostiamo di qualche decina di metri, lanciando e skippando sotto piante promettenti enormi bass affamati ma.. nulla.

Uchi, cercando di rendermi la notizia il più morbido possibile, mi spiega che, essendo la popolazione di bass del Biwa-ko di ceppo F1, il brusco cambio atmosferico e la corrente causata dall’apertura di alcune chiuse che regolamentano l’altezza del lago, più alto del solito di circa due metri, ne hanno praticamente bloccato l’attività. Che.. fortuna! Sono a 12 ore di aereo da Milano, in un luogo per me leggendario, probabilmente non ci tornerò più e invece di ferrare durissimo e a due mani enormi bass da quattro chili devo ritenermi fortunato se ho già allamato due bass da mezzo chilo.
A questo punto non mi tocca che cercare di imparare più possibile da un professionista.
Ci spostiamo ancora di sponda, entrando nello Yasu River

Già a prima vista mi accorgo che in quel canale hanno girato alcuni video che mi ricordo nitidamente. Mentre Yukinari pesca ancora con la rana, praticamente pitchandola contro il canneto, io monto una canna a Texas Rig e mi metto a pescare lentamente e profondamente nella vegetazione. Una mangiata decisa ed il terzo bass salta velocemente sulla barca.
Si riparte. Ora la nostra meta saranno quegli sconfinati erbai che tanto spesso abbiamo visto nelle fotografie dei cataloghi di artificiali.
Un prato galleggiante mi pone il problema di pescare in una maniera che fino ad ora non si è mai resa necessaria. Uchi mi porge una canna da tre once montata con piombo ad ogiva da un’oncia ed un quarto ed una creatura subito sotto. Un paio di tentativi andati a vuoto per provare il lancio verso il cielo e all’altro capo del mondo mi ritrovo a pescare a punching!
Uchi ad un tratto ferra forte, facendomi inginocchiare di colpo per evitare la sua oncia di tungsteno che si dirige in direzione della mia testa. “Bite !” Mi grida ridendo per scusarsi del tentato omicidio.
Dopo un’ora e nessun pesce ci muoviamo di nuovo, verso un altro vastissimo erbaio, questa volta sommerso a 60 cm dal pelo dell’acqua. Scegliamo approcci diversi: io lo affronto a Texas con una creatura da 4’’ sottile, Uchi con un propeller IMA. Anche in questo spot trascorre un’ora ed il sole che da un po’ di tempo ci sta asciugando col suo tepore è ormai alto nel cielo.
Mi siedo e mi guardo in giro: solo ad un colpo d’occhio scorgo almeno cinque o sei bass boat che solcano questo specchio d’acqua magico. Colline, templi buddisti e prati verdissimi fanno da contrasto ai grattacieli della città di Hikone che si ergono in lontananza. 
Ci dirigiamo verso il porto, ma una piccola rientranza colma di vegetazione colpisce la mia attenzione. Faccio segno a Uchi, chiedendo con gli occhi di permettermi ancora qualche lancio. Sostituisco il propeller con un buzzbait e lancio ovunque, lambendo alberi caduti, piante e rami in acqua. Nulla. Non c’è nulla da fare.. aveva proprio ragione Yukinari! Infatti ad un tratto mi ricorda “Oggi hai preso tre pesci, devi sentirti fortunato!”. Sarà… ma impiegherò un attimo di tempo a digerirlo…
Torniamo al porto e riportiamo la barca nella marina. Una visita in un negozio di pesca fornito come mai io abbia visto nella mia vita mi riporta nel mondo delle nuvole. Siamo a Moriyama, Kyoto mi aspetta a poche decine di chilometri per farmi conoscere le meraviglie del Giappone passato. 
Davanti al meraviglioso Ryokan tradizionale scarico la mia valigia e saluto Uchi, con la gratitudine negli occhi verso chi mi ha permesso di vivere un sogno. 

Pochi pesci, ma un’ emozione che mi rimarrà dentro all’anima per sempre.

Grazie Marco, al prossimo report.


venerdì 5 dicembre 2014

Lipless crankbait the sound of fish!

Ci sono esche che entrano nella storia, vengono copiate, vengono modificate, vengono ridisegnate, ma alla fine non tramontano mai e restano un’arma vincente in tutte le cassette porta esche dei pescatori di tutto il mondo. 
La tipologia di esche di cui andiamo a parlare è una delle più sottovalutate dai bassman italiani, mentre oltre oceano è amatissima e in certe condizioni un vero must…stiamo parlando del Lipless crankbait.
Quando durante le mie lezioni di pesca parlo di questo artificiale, spesso vedo facce curiose e sospette da parte degli angler italiani che non capiscono come io riponga così tanta fiducia in un’esca così strana e spesso anche non semplicissima da utilizzare. Io rispondo che mi ha risolto talmente tante giornate che me ne sono innamorato e non riesco più a farne a meno.

Ma com’è fatto il Lipless? Come va recuperato? Quando e come usarlo?

Andiamo per gradi, il lipless è un crankbait dalla forma ovoidale appuntita agli apici, ma con la caratteristica di essere privo di paletta. L’anello lega filo è posto sulla schiena dell’artificiale. Con recupero costante e veloce emana tantissime vibrazioni con un movimento molto stretto e nervoso, che richiama i predatori anche da lunghe distanze. Mano a mano che rallentiamo il recupero l’esca perde efficacia e se lasciato fermo semplicemente affonda senza emettere nessun movimento. La forma permette lanci lunghissimi e quindi coprire tanta acqua, inoltre cambiando la velocità di recupero ci permette di sondare tutti gli strati d’acqua, insomma come può mancare un’esca con questo potenziale nel nostro arsenale? Una caratteristica fondamentale del lipless è il “suono” emesso. Infatti buona parte delle ditte che producono quest’esca, utilizzano rattling interni per richiamare i pesci da lunga distanza e dare a questo prodotto un tocco decisamente particolare. Negli ultimi anni, visto la crescente pressione di pesca, si iniziano a vedere alcune tipologie “silent”cioè prive di “sonagli” interni, in certi casi possono avere ottimi utilizzi ma senza dubbio il Lipless classico ha rattling interni ed anche decisamente rumorosi.
Il lipless ha un potere catturante enorme, ma rende al massimo in determinate condizioni :
  1. Presenza di cover o strutture sommersi, gli erbai in particolare sono una cover perfetta.
  2. Presenza di vento con conseguente increspatura della superficie dell’acqua
  3. Medio/bassa profondità dell’acqua
  4. Presenza di pesce foraggio imbrancato o presenza di scuole di bass
  5. Autunno e primavera sono le stagioni ideali, ma anche i primi giorni d’inverno.
Queste condizioni sono un buon segnale che il lipless crank può regalarci grandi soddisfazioni, quindi sfruttiamole con attenzione.
La presenza di erbai sommersi è una condizione fantastica, infatti il bass adora sostare nascosto tra essi in attesa che un branco di pesce foraggio decida di passare da quelle parti…pronto per sferrare l’agguato, il bass è molto attento a qualsiasi cosa gli passa sopra la testa o in mezzo all’erba. Il Lipless è il numero uno in questo, la sua forma affusolata gli permette di passare agevolmente tra i fili d’erba e con le sue vibrazioni accentuate rendere la propria presenza ben nota a tutti. Inoltre gli erbai sono una calamita per il pesce foraggio di cui il bass si nutre, tanto ossigeno e presenza di cibo abbondante sono le chiavi di questo ecosistema.
Erba e zone ricche di vegetazione sommersa sono senza dubbio le cover migliori per una maggiore efficacia del lipless, ma ci sono altre situazioni dove può essere letale. Sulle sassaie il rumore emesso richiama i pesci da lunghissima distanza, condizioni che in acqua velata o torbida possono fare la differenza. Anche qui i lanci lunghi sono decisivi, più acqua si copre più e più è facile incocciare in un qualche torello verde in agguato.
Non dimentichiamo le lunghe spianate ricche di sassi e ciottoli e le punte che degradano lentamente, soprattutto se c’è erba nei paraggi.
Il Iipless è un’esca fantastica anche durante i fronti freddi e in tutte quelle condizioni in cui il bass è molto apatico e non ha nessuna intenzione di cibarsi e quindi l’unica maniera per catturarlo è giocare sul proprio istinto di predatore. Il suono e le vibrazioni strette sono perfette soprattutto se ripetiamo diversi lanci nella stessa zona di pesca.
Parliamo di recuperi : il recupero del lipless è abbastanza semplice, effettivamente il nostro artificiale pazzo fa tutto da solo…il recupero costante e “allegro” è il più classico ma ci sono alcune varianti che possono cambiare molte cose. Se le cover sommerse sono ancora “giovani” i problemi sono pochi, ma quando le cover e gli erbai in particolare iniziano a salire, ecco che inizierete a capire che così semplice non è. Infatti con un recupero costante il lipless crank tenderà ad incagliarsi spesso con perdita della sua efficacia, ecco che dobbiamo trovare una soluzione. Il trucco è quello di “strappare” ( gli americani lo chiamano “ripping” ) letteralmente l’erba dopo aver incagliato e riprendere il recupero immediatamente. Questa manovra donerà all’artificiale un movimento guizzante e “pazzo” che aggiunto allo stretto legame con la cover lo renderà irresistibile ai bass presenti al suo interno.
Sconsiglio l’utilizzo del lipless quando l’erba è troppo alta, in questo caso gli incagli sono veramente troppi e non permette nessun movimento adescante, ma se l’erbaio è molto esteso possiamo aggirarlo e coprire i bordi di esso con lanci da diverse angolazioni.

Infine un recupero veramente interessante col freddo è senza dubbio quello in gergo chiamato "yoyo". Consiste nell'effettuare un recupero a saliscendi con qualche pausa per far affondare l'artificiale sul fondo per poi richiamarlo violentemente e cercare una mangiata di reazione.
Questo recupero mi ha regalato alcune delle più belle catture in acqua fredda.

Vediamo ora ai modelli e all’attrezzatura da utilizza per una perfetta efficacia :
Non possiamo non parlare di lipless senza parlare di Rat L Trap, questa ditta è colei che ha inventato letteralmente questa artificiale e lo ha reso popolare in tutto il mondo. Per rendere l’idea… quando i nostri “mentori” di oltreoceano parlano di lipless crankbait parlano di Rat l Trap, la parola lipless non è quasi mai nominata sulle riviste ma neppure nel linguaggio comune, il termine di riferimento per questo artificiale è semplicemente Rat L Trap. Le caratteristiche di questa marca è il suono molto intenso e le vibrazioni veramente incredibili. I colori sono veramente tanti, per imitare qualsiasi foraggio del bass, i miei colori preferiti sono le tonalità shad, gambero e chartreuse, 3 colori che coprono tutte le tipologie di acque presenti ma vi garantisco che c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Un altro prodotto molto interessante è il Rock N Vibe dell'IMA, le caratteristiche di questo lipless sono la quasi totale assenza di rattling interni, la forma decisamente accattivante e un'estetica fantastica.
Infine non possiamo non parlare di Livingston lures e il suo Pro Ripper, questo liplles dotato di un chip interno che imita il suono del pesce foraggio di cui il bass si nutre permette di catturare anche il pesce più smaliziato e apatico.


Per quanto riguarda canne e mulinelli dobbiamo fare una piccola scelta. Se peschiamo in presenza di cover non molto alte, che non permettono il famoso “ripping” di cui parlavamo prima la classica canna da crankbait è perfetta, quindi azione medium, lunghezza 7 piedi o più ( maggiore è la lunghezza maggiore è la gittata ) potenza dai 3/4 oz in su e un buon mulinello a recupero medio veloce, 6,2 : 1 lo ritengo perfetto. Personalmente uso la nuova serie Palms Molla All Arounder, mulinelli Abu Revo e filo rigorosamente fluorocarbon della serie Shooter della Sunline nel diametro di 12 lbs. Se invece devo rippare l’erba il discorso cambia, qui abbiamo bisogno di una canna più rapida come la Palms Molla Cover Capture per strappare l’esca dall’erbaio, In questo caso dovremo aumentare il diametro del filo anche a 14 lbs, questo permetterà di essere molto più efficaci nella nostra tecnica di pesca.
Bene mi sembra di avervi dato una idea di come utilizzare questo poco conosciuta ma magnifica esca…non temete e usatelo come un’arma a vostro favore nei momenti dove rende al massimo! In bocca al bass!
Get your fish on.
Luca Quintavalla